Considerazioni nate
prendendo parte alle Scuole Estive


di Adriana Nannicini

 

 

Il rapporto delle donne con il denaro, quello con il lavoro e con i diritti. Questi i temi di due scuole estive di donne quest’anno. Promossa l’una dalla Società delle letterate, l’altra dalla Società delle Storiche, dunque scuole che non sono espressione di partiti o di appartenenze forti, ma originate nella storia del movimento delle donne in Italia. Le edizioni del 2007, in cui sono stata presente come relatrice, rappresentano molto di più di quanto i titoli dichiarino.
La scelta degli argomenti,  soprattutto collegati tra loro a formare un triangolo: donne denaro e lavoro, dice molto della vita delle donne e del movimento degli ultimi anni in questo paese, così come dice molto del desiderio di politica delle donne la partecipazione intensa e ampia di docenti, allieve e varie testimoni. Desiderio di politica che continua a  inventare, a sperimentare e a costruire pratiche, riconosciute e legittimate tra donne, meno al di fuori,  perchè poco osservate e valorizzate.
Alla fine di giugno si è svolto a Frascati l’VIII Seminario estivo della Società italiana delle letterate, titolo dell’edizione “ Denaro. Fare i conti con il desiderio” e alla fine di agosto a Fiesole la Scuola estiva della SIS, Società italiana delle Storiche iniziava le giornate intitolate a “ Il lavoro delle donne. Diritti migrazioni identità”. Entrambe residenziali, frequentate ciascuna da circa 100 donne, giornate intense di relazioni, di dibattiti e di spazi informali. Ogni titolo, preso singolarmente, rappresenta un tema “classico” negli studi e nella storia dei movimenti, classico anche nel movimento delle donne, dunque tornare a visitarlo, a interrogarne letture date per acquisite, diventa un piccolo evento .
 Se le discipline scientifiche differenziano gli approcci teorici e gli stili di presentazione degli argomenti, alcune evidenze di analogie tra le due esperienze vanno invece focalizzate.
L’incrocio tra questi temi e il genere. Non è neutro infatti se è donna o uomo a guadagnare denaro: la quantità, l’abitudine a esigere, la continuità del guadagnare nell’arco della vita sono diversi, e riguarda le donne una scarsa dimestichezza nel trattare denaro. Diverso è stato l’accesso alla cittadinanza attraverso il riconoscimento di un essere lavoratrici, quante e di quale valore? E  come accade che ci si senta lavoratrici, si decida di agire anche come tali? Quando la difficoltà più grande “ è  mantenersi e muoversi  su più piani che ci vengono proposti in termini dicotomici: quello dell’esigenza di reddito per cui si finisce per accettare un job da poco, e quello dell’identità lavorativa che rischia di separarsi e diventare un lusso”, modi di lavorare diversi e tutti contemporaneamente presenti nelle vite delle donne.
Lo sguardo di genere sulle condizioni materiali non è stato scisso dallo sguardo sulle esistenze, sulle passioni di chi parlava: testo scritto o voce di donna o ragazza. Le lezioni fanno da specchio agli interrogativi proposti a voce; dal passaggio tra ‘800 e ‘900 riceviamo come incompiuta la necessità di contare, e quindi di vedere, le donne che lavorano: contadine, operaie, impiegate e imprenditrici. Un’incompiutezza che narra di una cultura dove la Chiesa è pervasiva, dove lo statuto dei diritti individuali, e quindi delle donne, resta debole.
La soggettività e la politica è l’altro tema che emerge: una soggettività di donne che costituiscono un luogo riconosciuto da loro di fatto come politico, perchè tessuto da una pratica collettiva che coinvolge anche la dimensione di singola. Ogni edizione di Scuola è un’organizzazione temporanea, ogni anno i gruppi di partecipanti sono diversi come  lo sono i titoli. I comitati promotori delle Società sono stabili, ciascuno dei due durante l’anno, discute, propone. Colpisce la qualità delle partecipazioni: in dati strutturali entrambe le scuole vedono la copresenza di due o tre generazioni di donne. Almeno 1/3 hanno tra i 20 e i 30 anni. Certo le più giovani soprattutto per lo più nella parte di allieve, , ma non passive ascoltatrici, non tacite redattrici di appunti. A Frascati alcune trentenni hanno affiancato le più adulte al tavolo delle relazioni, presentando interventi che evidenziavano che il rapporto con il denaro si collega più che tout court al desiderio, ad un’analisi introspettiva, piuttosto all’attuazione di strategie per guadagnare a partire da posizioni di precariato, di lavoro autonomo, da condizioni solitarie oppure nella cooperazione con altre. A Fiesole tutte  hanno dialogato con le relatrici, ma sono state le più giovani, del Sud e del Nord, a esigere, con rabbia e insistenza, il riconoscimento delle loro fatiche progettuali.
La scuola estiva è ogni anno diversa, eppure ogni anno intercetta una domanda: costituire un’esperienza politica, non soltanto perchè di politica parlano le relazioni, ma per realizzare una  pratica politica. La domanda politica assume quest anno una coloritura forte: il movimento delle donne è “uscito dal silenzio”.
Capace di modificare le relazioni tra chi partecipa, perchè viene vissuto un continuum tra tempi di studi e tempo di chiacchiere nella serata, perchè i ruoli docente/allieva ci sono, ma non si fissano anzi possono mutare nell’arco della giornata; capace di costruire uno spazio pubblico perchè è aperta a chi decide di partecipare, alle provenienza diverse nella geografia del paese, in quella dei partiti( per chi ce l’ha) e in quella del movimento delle donne ( le attraversano vari e differenti femminismi). Una pratica politica che è in grado di attrarre diverse generazioni: già questo è un dato prezioso, un di più.
Una scuola estiva potrebbe facilmente essere letta come un luogo dell’”altrove”, il tempo dell’estate e delle vacanze. Come esperienze srotolate in uno spazio parallelo, a latere della vita politica propriamente detta. Non è piuttosto un “ altrimenti” della politica, che ricomponga fare e pensare?
Pratiche politiche perchè  sono l’attuazione di una ricomposizione di sguardi, visoni, saperi, anche contrastanti, perchè donne che sono le “ altre” tra di loro ( per età, o precarie e garantite, figlie e madri, ai poli delle condizioni materiali dell’esistenza), si confrontano, per un tempo più duraturo di un’assemblea, senza che le appartenenze di partiti siano al centro.
Sono  laboratori che riprendono dei temi incrociati durante l’anno scadenza dopo l’altra; laboratori di produzione di riflessioni a sostegno delle prossime; scuole come “post” e come “ prima” dell’agire sulla scena pubblica, sia questa assemblea, piazza, blog o rivista? Laboratori temporanei, eticamente improntati all’ascolto, alla reciprocità ed alla presenza responsabile.

Ricomposizione tra pensare e agire. Di questo parla chi partecipa alle Scuole estive.

Milano, ottobre 2007

 

 

20- 01- 08

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